Il fumetto è una tecnica di rappresentazione grafica nella quale le immagini sono utilizzate al fine di trasmettere un racconto sequenziale.
E' proprio la natura sequenziale delle immagini, unita alla predominanza di queste ultime sulle parole, a distinguere i fumetti dai libri illustrati, anche se tra questi due mezzi di comunicazione vi è una certa sovrapposizione. La maggior parte dei fumetti combina le immagini con le parole, ma i fumetti interamente senza parole non sono tuttavia rari. Spesso, oltre che nei dialoghi, le parole vengono utilizzate anche nelle didascalie; in origine le didascalie contenevano i dialoghi sostituendo i ballon, mentre oggi vengono di solito utilizzate per segnalare un cambiamento di luogo, di tempo, o per raccontare qualcosa che non è stato mostrato dalle immagini.
Sintetizzando, si può quindi affermare che con il termine "fumetto" si indica una rivista o un libro contenente un racconto illustrato e che vede, nella quasi totalità dei casi, la presenza di dialoghi e l'uso della prosa descrittiva.
Per quel che concerne la lingua italiana, la scelta di utilizzare la parola "fumetto" è nata in riferimento alle "nuvolette", simili a sbuffi di fumo, utilizzate per riportare il dialogo tra i personaggi (in inglese vengono invece chiamate "balloon").
Negli Stati Uniti e nei Paesi di lingua anglofona i fumetti sono indicati come "comics" (dal greco Κωμικός, "commedia"), in Giappone vengono chiamati "manga" ("immagini in movimento"), mentre in Francia sono denominati "bande dessinée" ("strisce disegnate").
BREVE STORIA DELLA NASCITA DEL FUMETTO
Convenzionalmente la nascita del fumetto viene fatta coincidere con
quella del personaggio di Yellow Kid, creato dal disegnatore
statunitense Richard Felton Outcault e pubblicato a partire dal 1896 sul
supplemento domenicale del "New York World".
Tuttavia, già prima della comparsa di Yellow Kid erano apparsi, su numerose riviste di varia nazionalità, altri racconti che racchiudevano molte delle caratteristiche in seguito divenute tipiche del linguaggio fumettistico.
Anzi, è abbastanza facile prendere atto del fatto che immagini (o sequenze di immagini), commiste o meno ad un testo scritto e finalizzate alla narrazione di qualcosa, siano state realizzate sin dall'antichità.
Per tali ragioni con il tempo è sorta una accesa discussione sulle origini del fumetto.
La questione sulle origini del fumetto è strettamente legata a quella della definizione di cosa il fumetto sia, un problema tutt'altro che banale.
Se si definisce il fumetto semplicemente come "narrazione per immagini" (il testo non è strettamente necessario esistendo di fatti molti fumetti "muti") bisogna allora concludere che esso sia sempre esistito, essendo i graffiti preistorici nient'altro che narrazioni per immagini.
Non sono in pochi infatti coloro che sostengono che opere come la colonna traiana, o molti affreschi, mosaici e vetrate che adornano chiese e palazzi, o le miniature e le stampe che adornano i testi antichi, altro non siano che fumetti.
Esisteva inoltre nell'arte medievale la consuetudine di scrivere parole uscenti dalla bocca di alcuni personaggi, in modo da dare un'idea di ciò che stessero dicendo.
Un caso esemplare è il cosiddetto "fumetto" di San Clemente, sito nella basilica inferiore di San Clemente a Roma, risalente all'XI secolo. Nella leggenda di Sisinnio, le parole pronunciate dai personaggi dell'affresco, sebbene prive di veri e propri balloon, escono dalle bocche dei personaggi.
Un altro caso tipico è quello delle scene dell'Annunciazione, dove l'angelo pronuncia le parole dell'Ave Maria (come ad esempio in quella di Simone Martini).
Questa concezione così ampia (e tutt'altro che estinta) è incorsa in numerose critiche.
In primo luogo è stato notato come il fumetto sia pensato per una fruizione di massa: non solo cioè riprodotto in più esemplari, come erano già i libri antichi e le loro incisioni (e si può a tal proposito notare come noi consideriamo fumetti solo le opere stampate e non le tavole originali di cui sono riproduzioni), ma anche concepito per raggiungere un vasto pubblico.
In secondo luogo, e si tratta di una questione ben più complessa della precedente, è che pur avendo, ovviamente, le sue radici nella millenaria tradizione delle arti figurative e letterarie, il fumetto ha un suo specifico linguaggio (si sente spesso ripetere che il fumetto è, appunto, un linguaggio e non un genere). La codifica degli elementi specifici di questo linguaggio ha una sua considerevole importanza anche da un punto di vista storico: a secondo di ciò che viene ritenuto essenziale di tale linguaggio la valutazione di cosa si debba considerare fumetto e, di conseguenza, di quando questo sia nato, cambia.
Tuttavia la varietà degli elementi espressivi adottati da ciò che viene comunemente identificato come fumetto è talmente vasta che ogni tentativo di trovare uno o più elementi specifici si è rilevato infruttuoso.
Nel corso degli anni si è sviluppata una sorta di archeologia del fumetto, che ha riportato in luce una considerevole quantità di casi precedenti al personaggio di Outcault.
Molti studiosi, talvolta mossi anche da sentimenti nazionalistici, hanno tentato, sulla scia di tali ritrovamenti, di "anticiparne" la data di nascita. Di particolare rilievo, a tal proposito, sono alcuni studi che, sulla base di rigorosa documentazione storica scarsamente considerata in precedenza, hanno cercato di mettere in discussione tale data di nascita come frutto di una pura convenzione storica (sono particolarmente rilevanti, da questo punto di vista, gli studi di David Kunzle, Benoit Peeters e Thierry Groensteen su Rodolphe Töpffer).
Alla luce di queste scoperte si è sempre più palesato come la credenza che la nascita del fumetto sia da far risalire al Bambino Giallo sia dovuta in gran parte al libro "The Comics", pubblicato nel 1947 da Coulton Waugh, probabilmente il primo testo sui fumetti e la loro storia (certamente il primo ad avere avuto una certa eco, tanto che Waugh è considerato il primo studioso della letteratura disegnata).
In questo testo l'autore sostiene la tesi che i fumetti siano un' arte autoctona americana nata appunto con il personaggio di Outcault. Gli argomenti portati da Waugh a favore della sua tesi non hanno retto a fronte degli studi successivi, tuttavia non pochi studiosi (in Italia si devono ricordare almeno Franco Fossati e Gianni Brunor) hanno continuato a ritenere sensato considerare Yellow Kid il primo fumetto della storia.
Infatti, nonostante sia vero che molte storie e personaggi, pubblicati prima della sua comparsa, hanno un linguaggio già sviluppato (e anzi, in certi casi, anche più di quello dello stesso Yellow Kid), e che alcuni di loro hanno ottenuto anche un rilevante successo editoriale (Ally Sloper ebbe persino, a partire dal 1884, un albo a lui interamente dedicato), nessuno di questi avrebbe dato origine, a differenza di del personaggio di Outcault, a quel fenomeno culturale, editoriale, di costume che è il fumetto.
I precursori appaiono così piuttosto come una variegata costellazione di fenomeni più o meno isolati. Solo con Yellow Kid la stampa statunitense comincerà a puntare su questo nuovo modo di comunicare, generando così, nell'arco di pochi anni, una grande quantità di emulazioni. E sarà proprio questo nascente fenomeno editoriale che dagli USA verrà esportato in tutto il mondo. Sarà, infine, solo a questo punto che sorgeranno le accuse di essere diseducativo, sintomo della rilevanza sociale e culturale ormai attribuita ai fumetti, e che hanno poi accompagnato a lungo la loro storia.
In tal senso, come afferma Franco Fossati, Yellow Kid è stato il primo personaggio «a prendere coscienza di sé».
Il predecessore di Richard Outcault su cui si sono maggiormente concentrate le attenzioni è, senza dubbio, il noto illustratore svizzero Rodolphe Töpffer.
Nel 1827 Töpffer realizzò una storia, composta da immagini in successione accompagnate da didascalie, dal titolo "Histoire de M.Vieux Bois" a cui, negli anni successivi, fecero seguito altri racconti simili. Solo nel 1833 Töpffer si convinse, anche grazie ai consigli di Goethe (che non fece però in tempo a vederle edite), a far pubblicare una di queste storie: "Histoire de M. Jabot" (realizzata nel 1831).
Il buon successo riscontrato lo convinse a pubblicare anche altre storie per immagini, fra le quali "Histoire de M.Crèpin" e "Le Docteur Festus" apparse rispettivamente nel 1837 e nel 1846. "Histoire de M.Vieux Bois" vide luce anch'essa nel 1837 e, nel 1842, venne pubblicata anche negli Stati Uniti col titolo "The adventures of Obadiah Oldbuck".
Sono in molti a considerare l'autore ginevrino il primo vero fumettista.
Fra gli altri, gli studiosi francesi Benoit Peeters e Thierry Groensteen, ma anche gli americani David Kunzle e Scott McCloud, che ha sostenuto questa tesi nel suo celebre saggio "Capire il Fumetto".
In Germania la rivista umoristica "Fliegende Blätter" fu un'autentica fucina di precursori.
Sulle sue pagine apparve, tra l'altro, quella che è stata poi considerata una delle più importanti saghe "proto-fumettistiche": "Max und Moritz", creati nel 1865 da Wilhelm Busch.
L'Inghilterra ha dato i natali a quello che è stato il protofumetto di maggior successo: Ally Sloper, scritto da Charles Henry Ross e disegnato da sua moglie, la francese Isabelle Emilie de Tessier, sotto lo pseudonimo di Marie Duval.
Apparso per la prima volta sulla rivista umoristica "Judy" il 14 agosto 1867 riscontrò un tale successo che, a partire dal 3 maggio 1884, gli fu dedicato un settimanale tutto suo dal titolo "Ally Sloper's Half-Holiday".
In Francia operò invece Georges Colomb, in arte Christophe, che, tra il 1889 e il 1893, pubblicò una serie di storie illustrate per il settimanale "Le petit français".
Negli Stati Uniti, prima di Yellow Kid, il disegnatore James Swinnerton iniziò la pubblicazione, a partire dal 1892, sul "San Francisco Examiner", di vignette con protagonisti degli orsacchiotti, che ottennero un successo tale da trasformati in una vera e propria serie dal titolo "Little Bear Tykes", pubblicata a partire dal 2 giugno del 1895 (a ridosso quindi della prima apparizione di Yellow Kid).
Anche l'Italia può vantare un precursore di Outcault. Si tratta del vercellese Angelo Agostini, emigrato in Brasile nel 1859, dove, nel 1864, fondò la rivista "Diabo Coxo" ricca di storie illustrate da lui stesso scritte e disegnate.
Richard Outcault inizierà la sua collaborazione col "New York World" nel 1884 per volontà del proprietario Joseph Pulitzer, che intendeva dare nuova linfa al supplemento domenicale a colori del giornale. Il supplemento fece la sua comparsa il 4 aprile 1883 e inizialmente proponeva riproduzioni dei capolavori dell'arte.
L'iniziativa non riscosse il successo sperato e Pulitzer ingaggiò Outcault per affidargli in un primo momento una serie di illustrazioni a carattere naturalistico. Anche questo nuovo corso non trovò il sostegno dei lettori così, il 5 maggio 1885, inizierà la pubblicazione della serie "Hogan's Alley", ambientata in un ghetto di periferia popolato da strani personaggi che vivono ai margini della società. Fra questi fa la sua apparizione un bambino calvo, con delle enormi orecchie, due soli denti e vestito con un lungo camicione inizialmente blu poi giallo. In un primo momento il bambino è solo un personaggio marginale, ma ben presto, a cominciare dalla vignetta del 5 gennaio 1896, diventerà un po' alla volta il protagonista incontrastato della serie. In questi primi mesi di pubblicazione la serie non ha ancora trovato un suo linguaggio definito: in un primo momento i testi appaiono dentro cartelli che fanno la loro comparsa all'interno delle vignette. Il primo balloon fa la sua comparsa il 16 febbraio 1896 (è un pappagallo che esclama «Sic em towser»), mentre Yellow Kid rimarrà muto fino al 15 marzo di quello stesso anno, quando sul suo camicione apparirà la scritta «Artillery». Il Bambino Giallo (il cui vero nome è Mickey Dugan, come si apprende dalla vignetta pubblicata il 23 agosto 1896) continuerà a parlare attraverso il suo camicione fino al 25 ottobre, quando, per la prima volta, parlerà per mezzo di un balloon.
Grazie alle graffianti vignette di "Hogan's Alley" le vendite dell'edizione domenicale del "New York World" registreranno in breve tempo un notevole incremento.
William Randolph Hearst, editore del "New York Journal", che contendeva con il "New York World" il primato sulla stampa newyorkese, riuscì a strappare Outcault al suo concorrente offrendogli un contratto più vantaggioso.
Il 25 ottobre 1896 Yellow Kid farà la sua comparsa sulle pagine del "New York Journal".
Pulitzer tuttavia, contando sul fatto che all'epoca le leggi sul diritto d'autore erano ancora molto vaghe, continuò a pubblicare il personaggio affidandolo al disegnatore George Luks. Yellow Kid sarà così il primo personaggio della storia del fumetto a non essere più realizzato dal suo autore, caratteristica che in seguito diverrà tipica della grande maggioranza dei personaggi.
Yellow Kid continuerà ad essere pubblicato nelle sue due differenti versioni solo fino alla fine del 1898 quando, nel giro di poche settimane, verrà sospeso da entrambi i giornali per via delle polemiche causate dalla sua critica feroce ed anticonformista.
Nonostante la sua breve vita Yellow Kid diventerà una piccola celebrità che mostrerà agli editori statunitensi tutte le potenzialità commerciali delle strisce a fumetti.
Da qui in poi sarà un continuo proliferare di nuove serie e nuovi personaggi.